Affrontare le difficoltà legate all’adolescenza
Non è facile essere adolescenti oggi. Gli adolescenti di oggi sono sottoposti a infinite pressioni di ogni tipo, prime tra tutte quelle sociali.
Con la diffusione di facebook, twitter, instagram, tik tok e simili, i ragazzi sono sempre sotto i riflettori dei social media, obbligati ad apparire in un certo modo, a piacere, ad essere “al top”. E così l’autostima può calcolarsi in base al numero di like o di visualizzazioni ottenute.
Non si possono sottovalutare gli effetti connessi ai social e alla popolarità intesa in senso più in generale, effetti che possono essere tanto vitalizzanti quanto devastanti: l’adolescenza è un periodo in cui l’autostima dipende delicatamente dal riconoscimento da parte degli altri. L’idea che basterebbe rimanere ai margini di questa realtà virtuale, è un’idea superficiale. Sottrarsi potrebbe significare “non esistere” per i coetanei, non essere popolari sui social si traduce, il più delle volte, nel non essere popolari nella vita.
Alcuni ragazzi hanno più difficoltà a trovare la propria strada, a condividere i propri interessi con i coetanei, a confrontarsi con gli altri, e ad esprimere se stessi. In questi casi il sentirsi terribilmente soli può provocare sentimenti negativi che un intelligente ragazzo di 15 anni mi ha descritto come “un’orribile sensazione di vuoto, come se la terra mi cedesse sotto i piedi e riuscissi ad emettere solo un grido sordo, che nessuno riesce a sentire”.
Alcuni ragazzi riescono ad adottare strategie alternative, come affiancarsi a altri coetanei che, seppur “meno popolari”, condividono i loro stessi interessi e passioni, magari ignorate o denigrate dalla maggior parte dei coetanei; il rischio di sentirsi terribilmente soli è così quantomeno attutito. Altri adolescenti possono restare invece completamente intrappolati nelle dinamiche narcisistiche del mondo dei social e di quello reale.
Anche le dinamiche familiari in cui sono coinvolti gli adolescenti non possono essere trascurate. Molto spesso i ragazzi mi riferiscono, con profondo dispiacere ma anche con frustrazione e rabbia, di non sentirsi capiti. Un problema per loro insormontabile può essere visto come irrilevante da chi sta loro vicino o, al contrario, sono i ragazzi a reputare inutili o eccessive alcune preoccupazioni che il genitore si pone. In entrambi i casi si può instaurare un problema di comunicazione tra figlio e genitore.
Il rischio da un lato è che il genitore tenda a normalizzare le difficoltà e le preoccupazioni del ragazzo, a non attribuirgli e importanza, procurando nel ragazzo la convinzione di “doversela vedere da solo”. Dall’altro lato il rischio è che il genitore sia troppo preoccupato e intrusivo rispetto alla vita del figlio, dal suo rendimento scolastico alle amicizie, da diventare una presenza troppo pesante, o troppo ingombrante per il ragazzo, la cui risposta inversa è quella di chiudersi “a riccio” e tagliare i canali di comunicazione.
Queste sono solamente alcune delle difficoltà con cui gli adolescenti si trovano a districarsi nella vita di tutti i giorni. I ragazzi hanno bisogno di confrontarsi con un interlocutore che tenga conto del loro punto di vista, che sia interessato ad ascoltare la loro opinione e le loro ragioni e che li affianchi nella ricerca delle possibili soluzioni o alternative.
I genitori possono temere di aver fallito con i propri figli, ma entrambi, sia genitori che figli, possono farcela, o da soli, o col sostegno di una psicoterapia.