Esiste un modo giusto per affrontare una separazione?

Molte persone al termine di una relazione esprimono il bisogno di apportare qualche cambiamento nella propria vita. Spesso si tratta di cambiamenti semplici, come un nuovo taglio di capelli, una nuova camicia… Alcune persone organizzano un viaggio, uno di quelli oltreoceano che ti portano a conoscere nuovi mondi, nuove culture, con uno stato d’animo a metà tra la speranza di ritrovare sé stessi e il desiderio di fuggire dalla realtà di tutti i giorni.

Qualcun altro si chiude a riccio, alzando un muro difensivo con il mondo esterno, sentendo di aver perso interesse nelle cose e nelle persone. Evita di uscire, di incontrare gente, gira in pigiama per casa e mangia pizza e gelato sul divano del salotto.

Altri al contrario non riescono a rimanere soli, a fare i conti col proprio fisiologico dolore, ed entrano in una fase di maniacalità: partecipano ed eventi e feste come non hanno mai fatto prima, contattano gente che non sentono da tempo, si impegnano in qualunque tipo di attività nella speranza di potersi distrarre, di “non pensarci”. A
lcune persone riescono a parlare poco della propria sofferenza, provano a nasconderla agli altri e a sé stessi, altri cercano di negarla, nella speranza che svanisca. Altri ancora sono come un fiume in piena e non riescono a smettere di parlarne con chiunque, appena ne hanno occasione. Raccontano dettagli, aneddoti, pensano e ripensano a mille specifici episodi accaduti cercando di capire cosa sia successo, e come mai sia andata a finire così…
Non esiste un modo giusto o sbagliato per affrontare un evento di questo tipo. Ognuno di noi ha dei bisogni specifici e specifiche modalità di adattamento. Però credo che una cosa sia importante: accettare il proprio dolore e la propria sofferenza, non negarla a tutti i costi. Negare il propri dolore significa solo procrastinarlo, non elaborarlo, e portarlo dentro più a lungo, sotto nuove forme. Non siamo supereroi. Ci imbattiamo in una relazione, ci mettiamo in gioco, sbagliamo, cadiamo. Soffriamo. E non neghiamolo!

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